Il GP di Pescara del 1957 – L'ultima corsa su strada

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    Se chiedete a degli appassionati quale sia il tracciato più lungo dove si sono disputate delle gare di Formula 1 molti vi risponderanno “Nordschleife”, ma la verità è che anche in questo caso il primato è italiano.
    Il circuito cittadino di Pescara misurava infatti 25,759 Km e dunque 2 chilometri e 744 metri in più di quello tedesco e il 18 Agosto 1957, per la prima ed unica volta, la corsa fu valida come prova per il Campionato Mondiale di Formula 1. L'evento del 1957 si svolse eccezionalmente a causa dell'improvvisa cancellazione del Gran Premio di Spa.
    Il tracciato di Pescara era, all'epoca, famoso perché vi si correva sin dal 1924 la “Coppa Acerbo”, una gara automobilistica prestigiosa ideata dall'abruzzese Giacomo Acerbo.
    Acerbo fu deputato, membro del gran consiglio del fascismo, sottosegretario alla presidenza del primo governo Mussolini, vicepresidente della camera dal '26 al '29, ministro dell'agricoltura dal '29 al '35, ma è famoso principalmente per la riforma elettorale maggioritaria che portava il suo nome e che nel 1924 favorì il partito fascista con il premio di maggioranza.
    La corsa grazie all'appoggio del politico, che la realizza per ricordare il fratello Tito medaglia d'oro al valore nella I^ guerra mondiale, diviene molto presto un evento tecnico-sportivo di rilievo nazionale e poi internazionale nonché un grande richiamo per la mondanità dell'epoca.
    La competizione vede sfrecciare i grandi nomi dell'automobilismo mondiale: da Enzo Ferrari, primo vincitore nel 1924, a Fangio passando per Nuvolari, Rosemeyer e Caracciola; piloti alla guida delle vetture più potenti come Alfa Romeo, Bugatti, Maserati, Mercedes, Auto Union, Stanguellini e, ovviamente, anche Ferrari.

    01_-_Locandina_della_prima_Coppa_Acerbo


    Locandina della prima Coppa Acerbo



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    Enzo Ferrari vincitore su Alfa Romeo RL nel 1924



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    Ferrari con Tazio Nuvolari nel 1932



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    Achille Varzi su Alfa Romeo P3 e Tazio Nuvolari su Maserati 8CM alle curve di Spoltore-Cappelle



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    Partenza della Coppa Acerbo nel 1935



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    Nuvolari su Alfa Romeo P3 - 1935



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    Bernd Rosemeyer su Auto Union TypeC - 1936



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    Rudolf Caracciola su Mercedes-Benz W154 - 1938



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    Rudolf Caracciola su Mercedes-Benz W154 - 1938



    Il Drake nel suo libro “Piloti, che gente” ricorda la corsa così: “Tra le diverse gare alle quali partecipai in quell’epoca, ricordo con particolare soddisfazione la mia vittoria a Pescara nel 1924, con l’Alfa Romeo RL. Con questa macchina avevo vinto a Ravenna il Circuito del Savio e a Rovigo il Circuito del Polesine, ma nella Coppa Acerbo di Pescara siglai la mia notorietà di pilota.
    Riuscii infatti a battere la Mercedes, appena reduce dal trionfo nella Targa Florio. Nella squadra dell’Alfa c’era anche Campari con la famosa P2, ma dovette purtroppo ritirarsi. Il mio meccanico era Eugenio Siena, cugino di Campari, pieno di uno spirito agonistico che soverchiava i doveri di parentela, che doveva poi perire a Tripoli nel Gran Premio del 1938 quando stava laureandosi pilota internazionale.
    Come d’accordo, sin dal primo giro dovevo cercare nel retrovisore, se fossi passato in testa, la sagoma della P2 di Campari per lasciarle sollecitamente il passo. Ebbi un inizio velocissimo e ad ogni giro ripetevo la ricerca nello specchietto, ma invano: la P2 non si vedeva.
    Preoccupato per questa assenza – il mezzo di Campari era più veloce del mio – e per l’incalzare delle Mercedes di Bonmartini e di Giulio Masetti, guardai Siena con un primo accenno a rallentare. Ma Siena lanciò un grido in cui non v’era nemmeno l’ombra di una preoccupazione per il ritardo del cugino: "Via, via che ghe la fem!”. Insistetti così al primo posto, e vinsi. Campari mi spiegò poi che, ritiratosi per un’avaria al cambio, aveva nascosto la macchina in una viuzza laterale, affinché gli avversari non si avvedessero troppo presto della sua resa.”
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    Ferrari vincitore a Pescara


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    Il Gran Premio diviene via via sempre più importante. Membri della casa reale, gerarchi, ministri e personalità anche straniere si danno appuntamento nella settimana di ferragosto nel capoluogo abruzzese, la cui vita cittadina si anima tra inaugurazioni, ricevimenti e fuochi d'artificio sul mare.
    La corsa cresce di importanza e viene affiancata anche da altre gare: la “Coppa Abruzzo”, per vetture da turismo e che si corre in notturna, un gran premio di motociclismo e, negli anni '30, anche dei raduni di aerei.

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    Prima pagina de Il Littoriale del 16/8/1933



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    Prima pagina de Il Littoriale del 14/8/1937



    Il circuito vedeva la partenza al centro della parte nord della città all'altezza dell'attuale Piazza Duca degli Abruzzi su via Nazionale Adriatica in direzione sud, e dopo aver attraversato il centro della città proseguiva, parallelamente al corso del fiume Pescara, in direzione ovest, percorrendo il rettilineo dell'attuale via del Circuito fino alle campagne circostanti e ai paesi di Villa Raspa e Spoltore. Da qui il tracciato raggiungeva, dopo una lunga serie di curve, Cappelle sul Tavo, dove il percorso riprendeva la direzione del mare con il rettilineo definito chilometro lanciato (l'attuale via Vestina) fino ad arrivare a Montesilvano dove poi il circuito svoltava verso sud, sulla via Nazionale Adriatica, per completare così il giro.

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    Il percorso si snoda, per ciò, attraverso i paesi delle colline pedemontane pescaresi ed era noto per essere uno dei più ostici e pericolosi, presentando grandi difficoltà sia per le caratteristiche che per le precarie condizioni di sicurezza in cui si svolgeva, non ultima la grande quantità di folla che si accalcava lungo il percorso.



    Nel 1934 sul rettilineo che conduce a Montesilvano, il cosiddetto chilometro lanciato dove nel 1950 Fangio raggiungerà la veolcità di 310 Km/h, il franco-algerino Guy Moll perde il controllo a 250 Km/h a causa di un colpo di vento laterale nel corso di un doppiaggio e muore in seguito all'uscita di strada della sua Alfa Romeo P3 della Scuderia Ferrari.

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    Il numero della rivista ufficiale della Scuderia dedicato a Moll subito dopo la sua morte


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    Lapide commemorativa posta sulla parete della Chiesa della Madonna del Carmine a Montesilvano, in corrispondenza del luogo in cui Guy Moll perse la vita



    Dopo l'incidente vengono aggiunte delle chicane nei rettilinei, ma insomma il circuito di Pescara resta un percorso estremamente difficile.
    Nel 1957, oltretutto, è in corso una polemica furiosa sulla sicurezza delle manifestazioni motoristiche: due anni prima c'è stato il disastro di Le Mans con le sue 84 vittime e il 12 maggio, solo tre mesi prima, a Guidizzolo è avvenuta la tragedia che porrà la parola fine sulla Mille Miglia.
    Durante le fasi conclusive della corsa, la Ferrari 335 S condotta da Alfonso de Portago e dal copilota Edmund Gurner Nelson in vista dell'abitato di Guidizzolo sbanda per l'improvviso scoppio di uno pneumatico, finisce nel fossato alla sua destra, ne fuoriusce saltando l'intera carreggiata e si schianta sul ciglio sinistro ove erano assiepati molti spettatori. L'incidente provoca la morte degli occupanti la vettura e di nove spettatori, tra cui cinque bambini, oltre a numerosi feriti.
    La reazione dell'opinione pubblica italiana, sull'onda dell'emozione, è violenta e addirittura alcuni deputati intervengono alla Camera per chiedere pesanti limitazioni alle corse automobilistiche.
    Nonostante la situazione, l'improvvisa cancellazione del Gran Premio del Belgio consente agli organizzatori della Coppa Acerbo di proporsi in sostituzione e la richiesta, grazie alla storia e al prestigio del tracciato, viene accettata dalla FIA e anche l'ANAS, dopo alcune iniziali resistenze, concede il nulla osta per l'idoneità del circuito stradale.
    Il Drake, però, in aperta polemica con il governo e l'ACI (ed anche con la magistratura, che aveva aperto un'inchiesta sull'incidente alla Mille Miglia e, da indagato, gli aveva ritirato il passaporto) ha annunciato che non farà più disputare alle sue vetture competizioni in Italia e che non invierà al GP di Pescara auto ufficiali. Subisce pressioni e pesanti attacchi da parte di giornalisti e politici per desistere dalla decisione, ma rimane a lungo irremovibile. Decide solo di consentire ai propri piloti di correre con vetture di altre Case e, in ultimo, dà la possibilità a Luigi Musso di correre con una Ferrari che però dovrà essere iscritta privatamente dal pilota. Il romano Musso ha chiesto alla Vanwall di poter correre con loro, ma, ricevuto un cortese diniego, riesce a convincere Ferrari a mandarlo con una vettura della Scuderia.
    Anche la B.R.M. decide di non far partecipare le sue vetture, ma per motivi economici.
    Arrivano quindi i giorni del Gran Premio a cui sono iscritte sedici vetture: le Maserati di Fangio, Behra, Schell e Scarlatti; le Vanwall di Moss, Brooks e Lewis-Evans; la Ferrari di Musso; le Maserati private di Halford, Gould, Godia-Sales e Piotti; le due Maserati della Scuderia Centro-Sud con Gregory e Bonnier e, infine, le due Cooper di Salvadori e Brabham.
    Fangio, il cui padre era emigrato in Argentina dall'Abruzzo e che aveva vinto il GP di Pescara nel 1950, durante le sessioni di prove libere (che si tengono il sabato la prima alle 7 di mattina e la seconda alle 16:30, per impegnare il meno possibile strade utilizzate dal traffico quotidiano ed evitare gli orari più caldi) con la sua Maserati 250F dà più di 10” a Stirling Moss ed è in pole con il tempo di 9'44”6.
    Anche Moss, tuttavia, conosce il circuito per averci corso brillantemente nel 1954 e, da buon numero uno della sua squadra e come all'epoca era assolutamente normale, ha provato tutte e quattro le Vanwall presenti, trovando che quella che sarebbe di Stuart Lewis-Evans è la più veloce nei due lunghi rettilinei e, unica dotata di ammortizzatori Armstrong, anche la più stabile sugli incessanti dossi del tracciato pescarese.
    Si parte la domenica alle 9:30, per cercare di evitare le alte temperature agostane, e dopo una partenza che le cronache definiscono “caotica” Musso prende la testa della corsa, seguito da Moss, Fangio e poi tutti gli altri.

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    Partenza del GP del 1957



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    Luigi Musso su Ferrari 801



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    Stirling Moss su Vanwall VW5



    La macchina verde di Moss si porta al comando al secondo giro, anche se Musso prova a stargli dietro e ci riesce fino a quando non ha un problema al serbatoio dell'olio.
    Rimane Fangio, ma le sue prestazioni sembrano peggiorate rispetto alle qualifiche. Si dice che le Officine Alfieri Maserati abbiano deciso di non rischiare (si tratta di 460 Km sotto il sole estivo) non utilizzando in gara il carburante alla nitro usato per le qualifiche. Quale che sia la ragione Fangio non riesce a rispondere a Moss, la cui vettura, che è più scivolosa ma anche più veloce, si allontana inesorabilmente arrivando ad eguagliare il tempo della pole di Fangio al nono giro.

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    Jo Bonnier su Maserati Scuderia Centro Sud



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    Stuart Lewis-Evans su Vanwall VW5



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    Giorgio Scarlatti su Maserati 250F



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    Masten Gregory su Maserati 250F



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    Stirling Moss su Vanwall VW5



    Il motore di Musso cede al 10° giro e Fangio, passando sulla chiazza d'olio lasciata dall'italiano, sbatte con una delle ruote posteriori contro un muretto ed è costretto prima a un giro molto lento e poi a un pit stop.
    Questo permette a Moss di effettuare una fermata precauzionale ai box e, ciò nonostante, di vincere con oltre tre minuti di vantaggio. Fangio è secondo, seguito dalle altre due Maserati di Schell e Gregory. Di sedici vetture solo sette arrivano al traguardo.
    Curioso come Brabham riesce a terminare la gara nonostante i problemi di consumo del carburante. Semplicemente si ferma ad un distributore di benzina chiuso e grazie al gestore, che si trova lì per riaprire nel pomeriggio, fa il pieno.

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    Moss vittorioso passa sotto il traguardo





    Per l'ultima volta la Formula 1 ha corso effettivamente “su strada”, tra campi, alberi, argini, spigoli, strapiombi e muri di cemento, dove la battaglia non è solo tra pilota e pilota, oppure tra auto, ma nella combinazione tra pilota, auto e l'ambiente che li circonda, in condizioni per cui perfino vincere la gara non può che sembrare secondario rispetto all'obiettivo di essere riusciti a fare 18 giri del circuito.

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    Monumento eretto a Cappelle sul Tavo in occasione del LXXX anniversario delle corse automobilistiche sul circuito di Pescara



    Edited by dinosilenzi - 29/8/2019, 13:46
     
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    Complimenti Dino grande articolo !!
     
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