Ayrton Senna e la Ferrari

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    Nürburgring, 12 maggio 1984. Per il lancio della sua nuova vettura e per celebrare l'apertura del nuovo circuito GP, la Mercedes organizza una gara evento, mettendo a disposizione di alcuni piloti di F1, in attività e ritirati, venti 190E 2.3 16 valvole.
    Ci sono, tra gli altri, Hunt, Lauda, Prost, Hill, Jones, Moss, Rosberg, Reutemann, de Angelis, Scheckter e Surtees.
    All’ultimo momento Fittipaldi dà forfait e viene, quindi, chiamato il brasiliano Ayrton Senna da Silva. È un esordiente in F1, con solo quattro gare nel suo curriculum ma con due punti già al suo attivo, che prende quella gara come un'opportunità per dimostrare il suo valore e, sotto la pioggia, la vince.
    In quella gara c'è anche John Surtees e il giovane brasiliano attira la sua attenzione. Nonostante l'addio polemico alla Scuderia nel 1966 Surtees in seguito è tornato ad avere ottimi rapporti con Enzo Ferrari e Ferrari è solito ascoltare i suoi "scout" (… per poi fare in ogni caso come vuole), spesso ex piloti o comunque gente di cui può fidarsi. Qualche anno prima era successo con Chris Amon, che gli aveva detto meraviglie di Gilles Villeneuve.
    Surtees invia, quindi, un messaggio caldeggiando la firma del giovane Senna come pilota per Maranello.
    Neanche un mese dopo il pilota torna a mostrare le sue capacità a Monaco in un epico Gran Premio anche questa volta sotto la pioggia dopo il quale, nel corso di una intervista, si domanda a Ferrari del giovane talento brasiliano.
    Tipico, specialmente nella stampa italiana: se un pilota si mette in evidenza, diventa automaticamente un candidato per la Scuderia.
    Tra le capacità del Drake, però, c'è sempre stata la consapevolezza dei meccanismi dell'informazione e, insieme, quella di saperli piegare ai propri interessi.
    Le parole della sua risposta elogiano il pilota, senza colpire l'ambiente della sua squadra e tuttavia lanciano un piccolo segnale “interno” costituito dal nominare il solo veterano Arnoux e non il nuovo arrivato Michele Alboreto: "Senna è un giovane promettente, siamo tutti d'accordo su questo, però non ho alcun motivo di lamentarmi nei confronti di Arnoux.".
    L'anno successivo, dopo il GP del Brasile prima gara del campionato 1985, il francese viene improvvisamente licenziato dalla Scuderia e senza alcuna protesta da parte del pilota, per motivi che restano tutt'ora non perfettamente chiariti.
    Ferrari, in quel momento, non può cercare Senna, che ha un contratto in corso con la Lotus, e conclude con Stefan Johansson.
    Tuttavia che la Ferrari sia in cima ai pensieri di ogni pilota di F1 non è certo un mistero e, nel mese di aprile dello stesso anno, in un'intervista Senna si esprime così nei confronti della Scuderia: "Quello che posso dire è che la Ferrari per me è un mito e spero di avere l'opportunità di incontrare personalmente il Commendatore. Come squadra, lavorano in modo mostruosamente professionale e ogni volta che una Ferrari esce dai box è sempre un momento speciale, che sia competitiva o meno. Si tratta di una squadra in cui andrei molto volentieri, ma ora io sono all'inizio della mia carriera e mi trovo in una situazione ideale. Se un giorno questa possibilità si realizzasse, sarei felicissimo."
    Nel frattempo, sempre attenta ai giovani talenti, la Ferrari avvia dei contatti con il tedesco Stefan Bellof, che viene da una brillante stagione 1984 e con il quale si firma un pre-contratto, ma la morte di Bellof alla 1000 km di Spa-Francorchamps ne impedisce l'arrivo.
    La stagione 1986 si conclude quindi per la Ferrari in modo molto amaro, con un Alboreto che, rimasto in lizza per il Campionato nella prima parte, è incapace di restare in lotta nella seconda a causa di ripetuti problemi di affidabilità delle turbine, sui quali aleggia un sospetto di sabotaggio da parte del produttore KKK che rifornisce anche la Porsche i cui motori spingono l'avversaria McLaren. La coppia Alboreto/Johansson viene confermata per l'anno successivo.

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    Ma dopo una stagione 1985 con due vittorie in Portogallo e Belgio e dopo aver vinto il Gran Premio di Spagna del 1986, Senna è palesemente destinato a un futuro luminoso. Così, dopo il Gran Premio del Belgio, Ayrton Senna, leader del campionato, riceve un messaggio inviato da Maranello per visitare la sede della squadra e parlare con Enzo Ferrari.
    Senna partecipa all'incontro, che soddisfa il suo desiderio dichiarato appena un anno prima nell'intervista e che si svolge, come quelli di molti altri che erano stati sottoposti al canto delle sirene della Scuderia, nell'ottica della stagione successiva. A Enzo Ferrari viene chiesto in una intervista dell'esito dell'incontro e il Drake non esita a rilasciare il suo giudizio: "Senna ci ha visitato dopo il Gran Premio del Belgio, ma non siamo riusciti a raggiungere un accordo per il 1987. Sono certo che possiamo riprovarci in futuro." e poi, una frase enigmatica: "È un grande pilota, senza dubbio, ma non sono convinto della persona.".
    Una richiesta economica eccessiva? Troppe richieste personali? Sapendo come il brasiliano trattò sotto il profilo economico con la Lotus, a cui chiese un stipendio molto elevato per un pilota della sua età condito di altri benefits, forse Senna potrebbe aver tentato di giocare allo stesso modo.
    Ma una cosa era trattare, con tutto il rispetto, con Peter Warr e un altra con Enzo Ferrari ovvero con un uomo che aveva vissuto l'automobilismo sportivo praticamente dai suoi inizi e che le condizioni non le accettava, ma le stabiliva.
    Gli piaceva il pilota, dunque, non tanto la persona e negli anni successivi la possibilità di un arrivo si affievolisce.
    Il Drake muore il 14 agosto 1988 contemplando una stagione dominata dalla McLaren, con Senna in lotta per il titolo con il compagno di squadra Alain Prost e con le sue Ferrari relegate dietro le auto inglesi. Ferrari non aveva firmato con Senna neanche per il 1989 e, in realtà, il brasiliano, considerato il punto della carriera in cui si trovava, difficilmente avrebbe concluso un accordo con un team affondato malamente nel 1986, competitivo ma in modo ancora insufficiente nel 1987 e mai in grado di contrapporsi allo strapotere McLaren nel 1988.
    Ayrton Senna è esattamente dove voleva e l'ultimo pilota scelto da Enzo Ferrari è Nigel Mansell, per fare coppia nel 1989 con Gerhard Berger, arrivato nel 1987 prima del mancato contratto con Senna. Ma prima di questo e solo un mese dopo la morte del Drake, in uno di quei curiosi incroci che il destino talvolta regala, al GP d'Italia Senna si ritira a pochi giri dalla fine e la corsa viene vinta da Berger con Alboreto al secondo posto, per l'unica vittoria Ferrari dell'anno.
    La Ferrari, tuttavia, prova a sfidare la McLaren. Arriva il geniale progettista degli inglesi, John Barnard, a lavorare su un nuovo progetto per il 1989 e alla fine del 1988, in una Ferrari il cui pacchetto azionario è al 90% della Fiat, arriva anche il manager le cui indiscutibili qualità professionali hanno condotto Lancia e Fiat a una quantità impressionante di vittorie e titoli mondiali: Cesare Fiorio diventa il nuovo direttore sportivo della Scuderia.

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    La Ferrari 640, al netto dei suoi problemi di affidabilità soprattutto nel suo rivoluzionario cambio semi-automatico con paddle sul volante, è un grande passo avanti e il futuro, nonostante una gestione convulsa del potere in Ferrari, in quel periodo pare incoraggiante. Fiorio sa di aver bisogno di un pilota di primo livello assoluto: Senna o Prost, ma con Senna, campione mondiale in carica, come primo della lista, anche se nel libro dei sogni Fiorio li vorrebbe entrambi.
    In mezzo ci sono gli eventi del GP di Imola 1989. L'inizio della stagione vede un grande equilibrio tra Senna e Prost e la rivalità tra i due ha il suo secondo picco dopo i fatti dell'Estoril dell'anno prima.
    Ci sarebbe stato un accordo secondo il quale il pilota in testa dopo lo start non avrebbe dovuto essere attaccato dal compagno in curva 1. Alla prima partenza del GP di San Marino, Prost rispetta l'accordo, ma l'incidente di Berger al Tamburello impone una seconda partenza e Senna supera Prost alla Tosa dopo aver perso la posizione allo stacco. A fine gara il francese giunge secondo dietro il brasiliano, e nei box "il professore" è furioso con il compagno di squadra, che nega l'accordo, della cui esistenza però, a detta di Prost, sarebbero stati a conoscenza anche dei dirigenti dello sponsor Marlboro.
    In questa situazione prova a infilarsi Fiorio il cui obiettivo principale, come detto, era Senna. In occasione del Gran Premio successivo, quello di Monaco, il direttore sportivo ha un incontro con il brasiliano. Niente da fare: il brasiliano ha un contratto con la McLaren per il 1990 e sta diventando anche il leader di quella che è indiscutibilmente la migliore squadra sulla griglia in quel momento.
    La Ferrari dovrà aspettare.
    Con Prost è tutto più facile. Il francese è infuriato per la situazione alla McLaren e la chiamata di Fiorio è come una benedizione. Dopo diversi contatti, il 28 Luglio 1989, in un hotel vicino Hockenheim, nel fine settimana del Gran Premio di Germania, Alain Prost e Cesare Fiorio raggiungono un accordo definitivo per il suo arrivo in Ferrari nel 1990.
    L'annuncio ufficiale viene dato durante il Gran Premio di Monza 1989, una gara vinta da Prost, che viene festeggiato sul podio come una sorta di trofeo strappato agli avversari: è il primo pilota che firma per la Scuderia dopo la morte di Enzo Ferrari. Non è Senna, ma è l'unico in qualche modo alla pari del brasiliano.
    Sulla carta la coppia Prost-Mansell è la più forte del campionato e i rapporti tra i due, all'inizio, sono ottimi, in più la 641 pare una vettura competitiva. Nonostante i buoni auspici dell'inizio della stagione, Fiorio, che a questo punto ha notevole potere all'interno della Scuderia, continua a inseguire la sua ossessione di portare Senna alla Ferrari accanto a Prost, convinto di essere in grado di gestire i due, e ricomincia a contattare Senna, sempre in segreto.
    Fiorio, per depistare tutti, lo fa contattare tramite il fotoreporter di Autosprint Angelo Orsi, amico personale di Ayrton da diversi anni, tra i pochissimi addetti ai lavori che ha stretto un rapporto di amicizia solido e sincero con Senna. Fiorio chiede a Orsi di intercedere per un contatto. Orsi ne parla con Senna.
    Tutto si muove rapidamente. In Brasile, nei giorni precedenti il Gran Premio che si corre il 25 marzo 1990 e che Alain Prost vince, nella casa della famiglia Senna a San Paolo, faccia a faccia, senza intermediari o agenti, Senna e Fiorio parlano a lungo, dalle 9 del mattino alle 7 del pomeriggio, sulle condizioni di base di un possibile contratto, sulla situazione tecnica della Scuderia, su come Fiorio intende prendere le redini per guidare la Ferrari a un titolo che, proprio quell'anno, sarebbe stato più vicino, come mai era accaduto negli undici anni precedenti. Si salutano senza che ci sia alcun tipo di accordo, ma solo l'impegno per un nuovo appuntamento.
    Passano meno di quattro mesi e, nella settimana del Gran Premio di Francia, nella vicina residenza monegasca di Ayrton Senna avviene il secondo incontro.
    È probabilmente di aiuto anche il recente passaggio, nel novembre del 1989, di Steve Nichols dalla McLaren alla Ferrari e, quindi, l'interesse di Senna per tornare a lavorare con lui, ma di fatto molta parte del contratto definitivo viene concordato. Senna chiede un paio di giorni per pensarci con più attenzione. Nel frattempo, il GP al Paul Ricard viene nuovamente vinto da Alain Prost, che lascia la Francia a soli 3 punti dal primo posto di Senna.
    Sembra un segnale: ogni volta che Senna e Fiorio si incontrano Prost vince ...
    Ma Cesare Fiorio non vede l'ora di avere Senna in Ferrari e lunedi 9 aprile 1990 alle ore 17:30, invia un fax a un appartamento al nono piano di Palazzo Houston, al numero 2 di viale Principessa Grace, Monaco. La casa di Ayrton Senna. Si tratta, essenzialmente, del precontratto con le condizioni che hanno stabilito e inizia così:
    "Caro Signore,
    facendo seguito ai nostri diversi incontri, con la presente riassumiamo lo stato attuale delle nostre trattative perché lei possa guidare in esclusiva per la Scuderia Ferrari nel Campionato Mondiale FIA di Formula 1 nel 1991 e nel 1992."

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    I punti già pienamente condivisi, oltre le cifre della parte economica e del bonus per la vittoria del campionato, sono, tra l'altro, la fornitura gratuita a Senna di una F40 nel 1991 e nel 1992, più un altro modello all'anno a scelta tra 348, Mondial o Testarossa. Inoltre alla fine dell'anno, una volta pronta, gli sarebbe stata fatta provare l'auto per il campionato '91, sebbene solo una volta trascorso un ragionevole lasso di tempo in modo da non rivelare elementi tecnici in fase di sviluppo. Rimangono sul tavolo il problema della sua sponsorizzazione con la banca Nacional (Senna vorrebbe conservarlo sulla futura tuta, ma lo sponsor Marlboro non gradisce perché avrebbe voluto la tuta interamente per sé), il ruolo di Steve Nichols, l'assicurazione, la permanenza o meno di Nigel Mansell e la vettura per la stagione 1992.
    Sebbene il documento si concluda con la clausola che il suo scopo è unicamente quello di stabilire chiaramente lo stato delle trattative e "non crea un obbligo legale", si intuisce che sono in una fase estremamente avanzata.
    E poi il disastro.
    Il 15 luglio al Gp di Silverstone Mansell conduce la gara fino a quando non comincia ad avere problemi al cambio e viene superato da Prost, che se ne infischia degli ordini di scuderia.
    Prost, alla terza vittoria consecutiva, è in testa al campionato con due punti di vantaggio su Senna, ma Mansell, dopo essersi ritirato, lancia i suoi guanti al pubblico e fine corsa annuncia il proprio ritiro (poi ritrattato) dalla Formula 1, stanco dei problemi tecnici che al suo compagno di squadra non capitano mai.
    Ma questo è solo l'inizio, perché c'è anche la maledetta “politica”, che alla fine è solo un modo raffinato per definire le beghe e gli intrighi di alti dirigenti d'impresa.
    Il presidente della Ferrari, Piero Fusaro, messo lì dalla Fiat, è un personaggio senza molto interesse per la F1 in sé. Ovviamente è venuto a conoscenza dell'attività di quello che è, in ogni caso, un suo subordinato e che ciò nonostante gli è passato avanti nella decisione di tentare un accordo con niente di meno che Ayrton Senna. Così Fusaro pensa bene di riferire a Prost i piani di Fiorio: Senna rischia di diventare il suo compagno di squadra nel 1991.
    Alain, per usare un eufemismo, non la digerisce troppo bene e i suoi rapporti con Fiorio e con la Ferrari si deteriorano: i risultati in campionato non arrivano più. Nigel Mansell, nel frattempo, ha deciso di fare squadra da solo e i contrasti con Prost arrivano al loro apice al Gran Premio del Portogallo, dove Mansell chiude Prost e lascia passare il suo rivale per il titolo, Senna, anche se alla fine la vittoria del GP è la sua.
    A Mansell, ormai, non importa più nulla: sa benissimo che nel 1991 non correrà più per Ferrari.
    La Ferrari sta distruggendo da sola le sue possibilità di vincere il titolo, ma per Piero Fusaro non conta se questo serve a dimostrare chi comanda in Ferrari.
    Ma non basta. Fusaro vieta in modo assoluto a Fiorio di concludere l'accordo con Senna. Le voci sui contatti di Maranello con il brasiliano, intanto, sono cresciute e Fiorio è costretto a soffocarle nel modo più logico: sostenendo che avere Prost e Senna nella stessa squadra è impossibile. Anche la stessa Philip Morris, sponsor di entrambe le scuderie, non è particolarmente contenta di tutte queste manovre e per Ayrton Senna si chiudono le porte di Maranello.
    Da un altro punto di vista è pure vero che per il brasiliano la trattativa (anche se in effetti non ci sono motivi per dubitare di un suo autentico interesse) produce indirettamente anche altri effetti. Il primo è quello di ottenere delle condizioni migliori dalla McLaren. L'altro, non meno importante, è quello di destabilizzare il suo rivale e andarsene verso il suo secondo titolo.
    Da Silverstone fino alla fine della stagione, difatti, Prost vince solo in Spagna, mentre Senna vince tre Gran Premi: Hockenheim, Spa e Monza. L'unico dominatore nell'evoluzione degli eventi è il brasiliano, ma il titolo si decide comunque in Giappone all'ultima gara, con una delle più riprovevoli manovre (comunque la si veda e in qualunque contesto la si inserisca) della storia del motorsport con cui Senna si assicura la vittoria del Campionato.
    La Ferrari perde molto: perde sicuramente un campionato, ma forse anche più di uno perché perde Ayrton Senna e in fondo da quel momento incomincia a perdere anche Alain Prost. Si perde soprattutto la faccia per il modo in cui la Scuderia è stata gestita in un frangente in cui si poteva vincere e contemporaneamente sfruttare una opportunità irripetibile di crescere e vincere ancora … e, invece, si butta via tutto.
    Con i se e i ma, però, non si fa mai la storia.

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    Al posto di Senna la Ferrari assume il talento inseguito da tutti: Jean Alesi, che ha firmato un preaccordo con Williams, che però, a sua volta, temporeggia con il giovane francese per vedere se riesce a concludere proprio con Senna, il quale invece resta alla McLaren.
    Mansell, al quale Fiorio con un tentativo disperato prova a far cambiare idea, se ne va quindi alla Williams.
    Né Senna né Alesi possono saperlo, ma non salendo sul treno Williams-Renault, che lasciano al leone inglese, hanno fatto un grosso errore.
    Nelle previsioni la stagione 1991 dovrebbe essere un altro duello tra McLaren e Ferrari, tra Senna e Prost, ma la Scuderia, che presenta la nuova 642, sembra aver perso la rotta.
    Una volta disputato il Gran Premio di Monaco, quarta gara della stagione, si contano solo due podi: la seconda piazza di Prost al Gran Premio inaugurale degli Stati Uniti e il terzo posto di Alesi nelle strade del Principato.
    Piero Fusaro sfrutta l'occasione per liberarsi di Fiorio a causa dei cattivi risultati e lo licenzia dopo Montecarlo. In teoria la cosa è gradita a Prost, ma in realtà non è la soluzione.
    Mentre Senna e Mansell progressivamente diventano i rivali per il titolo, la Ferrari langue nonostante venga introdotta dal Gran Premio di Francia la 643. La vettura ideata da Steve Nichols si rivela mediocre e Prost inizia a fare dichiarazioni sempre più dure. Il fatto che Umberto Agnelli, fratello di Gianni, nel frattempo, parli pubblicamente delle sue preferenze per Senna, non è sicuramente d'aiuto.
    La Ferrari è una bomba pronta all'innesco e l'esplosione arriva al GP del Giappone, penultima gara di campionato. Prost arrivato 4° a 1' e 20” dal vincitore Berger, dopo aver commentato la gara con parole di circostanza nel corso di interviste con i giornalisti italiani, parlando con quelli francesi definisce la Ferrari la peggior auto mai guidata tanto da essergli sembrata un camion.
    Claudio Lombardi, a capo della Scuderia dopo che Fiorio è stato fatto fuori, viene incaricato di licenziare Prost immediatamente e senza attendere la conclusione della stagione in Australia.
    Alla fine della stagione viene rimosso anche Piero Fusaro dalla presidenza e arriva Luca di Montezemolo.
    A quel punto Prost cerca di ritornare in squadra, ma è troppo tardi: il 1992 sarà l'anno sabbatico del "professore".
    La possibilità di un approdo di Senna alla Ferrari nel 1992 sembrano, a questo punto, ridottissime. Inizia lo strapotere Williams-Renault e tuttavia è Prost a vincere la corsa nell'ombra per il volante del team inglese. Mansell si ritira, anche perché non ha alcuna intenzione di condividere il box con Prost e per Senna non c'è posto, perché il francese ha nel contratto la condizione per cui non accetta il brasiliano come compagno. Frank Williams ci prova, ma quello che forse sarebbe potuto accadere alla Ferrari nel 1991 non succederà alla Williams nel 1993.
    In quella situazione chi torna alla Ferrari è Gerhard Berger, anche perché la Honda sta lasciando la Formula 1.
    In un'intervista del novembre 1992 Ayrton Senna risponde così a chi gli domanda quante possibilità ci siano per un suo arrivo in Ferrari: "In realtà non c'è nulla di definito. L'unica cosa certa è che la Ferrari con John Barnard ha un buon programma per il futuro, che la porterà, nel medio termine, ad essere nuovamente competitiva e vincente. Chiaramente la Ferrari mi interessa molto per il futuro, ma in questo momento non voglio parlare di 1993, 1994 o 1995. Le voci smentite in questi giorni non sono altro che il frutto della passione che esiste intorno alla Ferrari, ed è sempre stato così anche in passato. Quello che accade in fondo, per quanto piccolo, non si può mai dire apertamente. Fino a quel momento si tratta solo di turbative inutili e anche dannose per l'armonia della squadra".
    Porte chiuse o semiaperte, trattative in corso o fittizie ... nel 1993, in definitiva, Senna non ha intenzione di guidare per la Ferrari, ma le voci erano nate dall'incontro realmente avvenuto pochi giorni prima del Gran Premio del Belgio del 1992 tra lui e Niki Lauda, da poco nominato consigliere da Luca di Montezemolo, in cui si era parlato della possibilità di un suo arrivo, proposte però che fondamentalmente Senna aveva respinto perché non poteva essergli garantita da subito una vettura vincente.

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    Il 1993 è un buon anno per Prost, la Williams e le sue sospensioni attive, mentre la McLaren motorizzata Ford deve ringraziare Senna per le 5 vittorie ottenute con un mezzo palesemente inferiore a quello del suo avversario.
    Senna, nel corso dell'anno, cerca una via d'uscita, ma con Prost in Williams fino al 1994, la Ferrari è l'unica opzione. Quando Jean Todt arriva al comando della Scuderia a metà anno, i due si incontrano a Villa d'Este, sul Lago di Como. Senna mostra il suo interesse, ma le trattative si arenano (a voler credere al racconto di Todt anni dopo) perché la Ferrari ha ancora sotto contratto per l'anno successivo Alesi e Berger.
    In effetti Senna inizia a trattare anche con Williams e l'unico impedimento al suo arrivo nel Team che sta dominando da due stagioni è costituito da Prost. Ma con il suo quarto titolo in tasca dopo il Gran Premio del Portogallo il francese dice basta e annuncia il suo ritiro, nonostante abbia ancora un altro anno di contratto, dando via libera a Senna. Tuttavia, nel novembre del 1993, il brasiliano continua a mantenere la Ferrari nei suoi pensieri e nelle sue parole: "Mi piacerebbe andare un giorno alla Ferrari, ma solo nel modo giusto. È necessario continuare a sognare".
    Nel 1994 l'elettronica viene bandita e la FW16 non è affatto come la vettura che l'ha preceduta. L'obiettivo sognato e raggiunto dal brasiliano si trasforma in un inizio di anno estremamente complicato con due ritiri in due gare, ma prima di raggiungere il Gran Premio di San Marino Senna ha un incontro importante.
    È mercoledì 27 aprile 1994, a Bologna, nella casa di Luca di Montezemolo e Ayrton Senna, secondo l'allora presidente della Ferrari, è molto chiaro: vuole finire la sua carriera alla Ferrari. "La mia casa era a circa 30 o 40 minuti da Imola, ci siamo incontrati alle 19:00 e poi siamo andati in circuito. Gli ho detto: 'Voglio trovare un modo per averti alla fine della stagione' e lui ha risposto: 'Ho firmato con la Williams, ma, se ne avessi avuta la possibilità, avrei preferito la Ferrari'. Mi ha detto che avrebbe preso in considerazione, se vi fossero state delle opzioni legali, di unirsi a noi dopo il 1995.". Raggiungono così l'accordo per continuare i colloqui per un improbabile 1995 e un possibile 1996.
    Quattro giorni dopo il suo incontro con Luca di Montezemolo, che riapre i negoziati per un futuro in rosso, Ayrton Senna incontra il suo destino alla curva del Tamburello, su quello stesso circuito dove nella primavera di tre anni prima, mentre esce dai box, dalla tribuna di fronte – gremita – parte uno scroscio di applausi. Lui agita la mano per ricambiare e sussurra ad Angelo Orsi che è al suo fianco: «Vedi quelle tribune là? Quando correrò per la Ferrari verranno giù dall’entusiasmo!».
    Quando, non se … poi il tempo si ferma improvvisamente e i sogni diventano impossibili.

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    Edited by dinosilenzi - 5/7/2019, 15:22
     
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